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ZULIMO ARETINI
POLIVALENTE (26 Gennaio 1884 - 3 giugno 1965)
Fine Ottocento
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Discendente di terza generazione da una famiglia di ceramisti savinesi. La sua formazione di carattere artistico sembra essersi perfezionata all’Accademia di belle arti di Brera. Nell’agosto 1909 si trasferisce a Borgo San Lorenzo (FI). L’attività in ambito fiorentino lo porta a lavorare, a più riprese, presso diverse manifatture tra cui emergono quella Chini e la Richard-Ginori. In questo periodo realizza la stele funeraria in memoria del figlio Italino (†1909; Cimitero della Misericordia di Monte San Savino). L’attività a Monte San Savino, assieme al padre, al fratello e alle sorelle, potrebbe essere attestata nel 1914 dalla partecipazione alle esposizioni tenutesi a Castiglion Fiorentino (AR), dove la ditta Federigo Aretini e Figli presenta la sua produzione di maioliche artistiche. Sul finire del 1918 apre, in Corso Sangallo, la ditta denominata Antica Bottega del Ceramista Aretini Zulimo. Dal 1920 svolge, tra l’altro, la funzione di docente delle maestranze locali del settore ceramico. Nei primi anni ’20 arriva a Monte San Savino anche Giovanni Lapucci, conosciuto durante il periodo di lavoro a Borgo San Lorenzo, con il quale collabora in ambito locale. Tra i vari lavori realizzati in questo periodo si colloca la decorazione, con ceramiche architettoniche, della palazzina di Corso Sangallo n. 11. Intorno alla metà degli anni ‘20 realizza le lapidi a memoria dei genitori, Federigo e Guerrina Albina Sabatini- Aretini (Cimitero della Misericordia, Monte San Savino). Nel corso della residenza a Castiglion Fiorentino, iniziata nel 1921 (abita con la famiglia in località Mammi), viene a contatto con le manifatture ceramiche castiglionesi in un proficuo scambio di reciproche esperienze. Inoltre, in questo periodo di permanenza della famiglia Aretini a Castiglion Fiorentino (1921-1925), la primogenita Itala conosce il futuro marito Duilio Benigni, un giovane che, nato a Vitiano (AR), inizia in questo periodo la sua attività nel settore ceramico a fianco del Maestro savinese. Nel luglio 1925 si trasferisce con la famiglia da Monte San Savino ad Arezzo dove attiva, in via Sassoverde n. 7, una nuova sede della ditta Antica Bottega del Ceramista Aretini Zulimo. Nella fabbrica lavora anche il giovane Bruno Aldo Fedeli (v.). L’attività di questi anni è ricca di numerosi attestati e premi ricevuti in esposizioni d’arte e d’artigianato (1924 - Livorno, Pesaro; 1925 - Terni, Torino, Livorno; 1926 - Firenze), nell’ambito delle quali è riconosciuta l’innovazione delle sue creazioni decorative, costituite principalmente da ceramiche graffite-policrome. La permanenza ad Arezzo si protrae fino al 20 novembre 1926; si trasferisce quindi a Perugia, chiamato da industriali umbri con i quali realizza una nuova ditta denominata Società Anonima Maioliche Zulimo Aretini. Dello stabilimento aziendale, appositamente costruito a Fontivegge (PG), fu direttore tecnico ed artistico. L’ampliamento della produzione ceramica intrapreso dagli industriali umbri era finalizzato, con il coinvolgimento dell’Aretini, a rafforzare il successo delle preesistenti fabbriche di ceramica. Quest’ultimo fu puntualmente consolidato nell’ambito delle mostre e fiere, nazionali ed internazionali, tenutesi in quegli anni (1927 - Assisi, Tripoli [Libia]; 1928 - Arezzo, Pesaro, Asti, Milano), dove il nuovo genere di produzioni umbre fu apprezzato al punto che nel 1929 poté essere stampato un listino-catalogo dal titolo I graffiti originali della Società Anonima Maioliche Zulimo Aretini, in cui compare una vasta gamma di forme caratterizzate da una ricca combinazione di decori. Nella seconda metà degli anni ’20 le società umbre attive nella produzione ceramica si riuniscono nel Consorzio Italiano Maioliche Artistiche (C.I.M.A.), una delle più importanti organizzazioni del settore, con la quale il prof. Aretini continua a collaborare anche dopo la crisi del 1929. Probabilmente, tra le varie figure professionali attive nella manifattura umbra, dove lavoravano gli aretini Duilio Benigni, Mario Apelli (v.) e Bruno Aldo Fedeli, l’Aretini conobbe anche l’eugubino Giovanni Capponi (v.). Sul finire degli anni ‘20 realizza il pannello raffigurante Santo Giorgio oggi conservato nel Museo Regionale della Ceramica di Deruta. Nel 1930, probabilmente durante un breve soggiorno a Monte San Savino, crea il pannello raffigurante Il ceramista Federigo Aretini per la casa natale in via Borgoforte n. 21, tuttora in situ. Una vita irrequieta e un po’ nomade conduce l’artista nuovamente ad Arezzo, dove abita in viale Mecenate n. 22 fin dall’inizio del 1930. Nell’abitazione, della quale realizza la decorazione architettonica e i pavimenti, attiva una nuova ditta denominata Arretium di cui è direttore tecnico: vi lavora per alcuni mesi anche Giovanni Capponi. L’attività di questo periodo si sviluppa nella produzione di ceramiche ingobbiate-graffite-scalfite e di prodotti traforati con applicazioni a rilievo, ma anche di opere plastiche e pittoriche esposte nell’ambito di mostre e fiere (1930 - Arezzo; 1931 - Poppi [AR], Firenze; 1932 - Bologna). Il 24 agosto 1934 si trasferisce di nuovo in Umbria e, in collaborazione con Guido Carnesecchi di Firenze, attiva a Torgiano una nuova ditta di produzione ceramica che dirige assieme al figlio prof. Galileo Aretini. Nel 1939, lasciata definitivamente Perugia, si sposta a Sesto Fiorentino dove lavora e collabora con vari laboratori. In questi anni la sua vena artistica si sviluppa anche nella pittura e produce opere che ottengono prestigiosi riconoscimenti in mostre collettive e personali (1940 - Voghera; 1943 - Milano, Galleria P. Grande). I suoi paesaggi densi di ricchi rapporti cromatici e le nature morte intrise di sentimento violento ed armonioso, testimoniano la mano di un pittore maturo. Nella seconda metà degli anni ’40, dopo un periodo di residenza in Svizzera, a Ginevra, per motivi di lavoro, la sua prolifica carriera di ceramista continua nel nord Italia tra Novara e Pavia dove, dal 1949 al 1959, fonda almeno tre nuove fabbriche. Nel 1949 a Cameri, in provincia di Novara, insegna in una bottega d’arte nel senso rinascimentale del termine, le cui maestranze sono ispirate e dominate dall’esuberante creatività del Maestro. Le produzioni ceramiche di questo periodo che escono dalla C.A.S.A. (Ceramica Artistica Aretini s.p.a.), sono costituite da manufatti di pregio, smaltati e decorati con oro zecchino oppure a lustro metallico, realizzati per soddisfare prevalentemente le richieste del mercato estero. Nel 1953 operano nella fabbrica piemontese oltre cinquanta maestranze, disseminate tra torni, muffole e forni. In seguito l’attività dell’Aretini si sposta in Lombardia ove, a Groppello Cairoli (PV), costituisce la ditta Ceramica Artistica Aretini Zulimo e Clavio; infine, sempre nella stessa provincia, inizia a Casteggio la produzione di quella denominata Ceramica Fiorentina. La produzione ceramica che usciva dalle manifatture di questo periodo appare notevolmente rinnovata: adesso la terraglia è impiegata anche in sostituzione degli smalti e alla formatura manuale si aggiunge la tecnica per colatura entro stampi di gesso. In questo periodo si perdono i riferimenti tecnici formali delle tipologie tradizionali e i decori di ispirazione floreale si ammodernano in direzione dello stile pittorico e figurativo del Maestro, che si caratterizza anche per un’intensificazione dell’attività scultorea. Negli anni ’50 la scultura ceramica costituisce un importante punto di arrivo della sua attività artistica, che si manifesta anche attraverso una serie di mostre (1951 - Milano, Galleria P. Ranzini; 1952 - Firenze, Palazzo Strozzi: Mostra dei bozzetti per il monumento al Prigioniero politico ignoto). Nel 1957, durante un periodo di soggiorno in Brasile, dove già da anni lavorava il figlio Galileo come direttore di un’industria ceramica locale, l’attività artistica dell’Aretini riceve ulteriori riconoscimenti in varie esposizioni e mostre d’arte (San Paolo, Mostra al Salão paulista; Mostra al Circolo italiano). Il 16 maggio 1959 si trasferisce da Casteggio ad Arezzo dove abita in via Monte Falterona. Sul finire del 1960 è iscritta all’Albo artigiani una sua nuova fabbrica denominata Ceramica d’Arte Aretini, attiva ad Arezzo in via Marco Perennio fino al 1961. La presentazione delle opere dell’Aretini nella città toscana è chiusa, nel 1960, da una mostra personale tenutasi nei locali della Galleria Vasari: vi furono esposte circa cinquanta opere costituite da pitture e ceramiche che ne riassumevano la lunga carriera artistica, probabilmente iniziata con il primo spostamento, documentato nel 1909, da Monte San Savino a Borgo San Lorenzo. Nel 1961 si trasferisce a Roma a casa della figlia Neda.